L’emergenza Coronavirus e le misure adottate dal Governo per bloccare la diffusione del contagio, hanno determinato che le aziende, ove possibile, si riorganizzassero per evitare il blocco completo delle attività. Sicuramente, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, questo sarà un periodo di riflessione e di crescita perché “È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie” (A. Einstein).
Abbiamo ascoltato il parere di alcune aziende di dimensioni diverse del territorio salernitano per capire come stanno vivendo questo particolare, eccezionale periodo e cosa pensano riguardo al futuro.
Preparata al seppur inatteso appuntamento con l’emergenza è l’azienda informatica Si.Net Servizi Informatici – oltre 80 addetti tra Lombardia e una sede in provincia di Salerno, dove occupa una decina di risorse. “Lo smart working era già il nostro modello di lavoro: con la nostra organizzazione, lavoriamo già quasi esclusivamente da casa o presso i nostri clienti che sono, per la maggior parte, Pubbliche Amministrazioni”, commenta L’AD Carmine Galluzzi. “Come risposta all’emergenza, abbiamo fatto in un attimo quello che avrebbe richiesto mesi, trasformando le postazioni di casa degli impiegati pubblici in uffici. Questo è stato possibile anche alla formazione fatta nei mesi precedenti. Quello che prima facevamo fatica a far comprendere adesso viene ampliamente accettato ed utilizzato e a distanza riusciamo a continuare a supportare i nostri clienti”.
Emerge dunque l’importanza strategica del sistema informatico per la tenuta del Paese, che sta consentendo di evitare il blocco totale. “Rientriamo tra le attività essenziali, dunque non ci siamo mai fermati”, continua Galluzzi, “e se tutti i Comuni fossero in grado di offrire i loro servizi online, questo momento di crisi sarebbe facilmente superabile, almeno per quel che riguarda la funzionalità della PA. Per questo stiamo lavorando tantissimo per sviluppare ulteriormente la nostra soluzione Herald aggiungendo funzionalità online: crediamo che anche quando si tornerà alla normalità, molto sarà cambiato. Ci troveremo di fronte ad un’evoluzione in cui molti potranno continuare a lavorare da casa, con beneficio anche del traffico automobilistico nelle nostre città e dell’ambiente”. Si parla molto di Cloud. In questo momento in cui non si può essere fisicamente in ufficio, anche questa tecnologia appare molto importante. “Certo”, conclude Galluzzi, “per potersi connettere ovunque è importante che ci siano sistemi non locali ma raggiungibili ovunque. Se il Cloud fosse più diffuso nella PA ma anche tra le aziende private, utilizzare sistemi gestionali e software sarebbe davvero semplicissimo. Il dopo-emergenza dunque non potrà non prevedere l’ulteriore sviluppo di queste tecnologie”.
La tecnologia è il leit-motiv della riorganizzazione del lavoro di molte aziende. Anche alla Jcoplastic, leader nella progettazione e produzione di contenitori in materiale plastico, con 180 addetti, in attività anche adesso per i settori ecologia e agricoltura, è stata adottata la modalità di lavoro in smart working, riducendo la presenza in azienda, specie negli uffici: “abbiamo adottato questo nuovo modo di lavorare, utilizzando computer portatili e programmi di gestione da remoto. Per gli incontri e le riunioni si utilizza Skype ma sono meno efficaci, prevale il senso di isolamento”, è la riflessione dell’AD Antonio Foresti, che non nasconde che il personale è spaventato da questo nemico invisibile. “In produzione abbiamo creato delle squadre disposte su turni, con il principio della squadra di riserva in caso di contagio perché non mancano le commesse”, ci dice, “ma il problema sono i ritiri della merce. Stiamo operando in attività ridotta ma a mano a mano che si va avanti, riscontriamo sempre maggiori difficoltà, ad esempio a reperire la materia prima o per i trasporti”.
Opportunità per il futuro? “Siamo già nel settore dei contenitori per la raccolta dei rifiuti ospedalieri ma non c’è stato incremento da quel fronte e non è facile pensare ad una riconversione, ad esempio per produrre mascherine, non avendo chiaro quanto tempo durerà quest’emergenza, considerando che il time to market sarebbe approssimativamente di un anno. Sono convinto comunque”, continua Foresti, “che questo sia un momento per riorganizzare le aziende, che spesso rimandano alcune attività per mancanza di tempo e per dare spazio ad altre priorità. Si potrà pensare ad un aggiornamento dell’automazione del lavoro e dell’organizzazione pensando alla ripartenza che però purtroppo, prevedo non sarà veloce”.
Anche nel settore della pubblicità e della comunicazione si registra un rallentamento delle attività. E’ quello che emerge dalle parole di Mario Pandozzi Trani, Direttore Creativo di MPT Design, agenzia di branding e digital. “Molti nostri clienti hanno sospeso le loro attività e rimandato gli investimenti al dopo-Coronavirus, in attesa di capire cosa succederà. Continuiamo soprattutto con le attività di sponsorizzazione sui social network, che non richiedono grossi investimenti e danno un buon ritorno, specie quelle volte ad accrescere la brand awareness più che quelle commerciali. Le pagine social di personaggi politici poi stanno riscuotendo grande successo, producendo tantissime impressions. Quello che invece si è completamente fermato è il settore turistico, in quanto molte strutture non sanno se riapriranno la prossima estate.” Come è cambiato il vostro modo di lavorare adesso? “Il nostro lavoro si svolgeva già molto da remoto. Lavorando anche con agenzie fuori Salerno, ad esempio, la modalità era già quella del telelavoro, utilizzando il computer per condividere presentazioni e fare riunioni. Certo, nelle call ci sono dei limiti, perché alcune volte la comunicazione è rallentata e non ci si riesce a spiegare come quando ci si vede di persona ma anche nelle trattative con i clienti, non riscontriamo particolari difficoltà”, commenta Pandozzi, “in ogni caso, sono fiducioso per il futuro perché credo che quello che sta succedendo comporterà che le aziende saranno più aperte alla tipologia di lavoro smart e a distanza e che ci sarà maggiore attenzione alla scelta, non solo di beni ma anche di servizi come i nostri”.
Proprio sulla modalità online punta l’Oleificio Serra Marina, produttore dell’olio di oliva a marchio Terramare. “Continuiamo a lavorare anche se la situazione è critica”, spiega Clarissa Malandrino che si occupa dell’impresa di famiglia insieme alle sorelle e al padre. “La vendita al dettaglio è chiusa ma continua la vendita online, che stiamo cercando di incrementare perché le richieste ci sono. Stiamo però cercando di andare incontro ai nostri clienti ad esempio non facendo pagare i costi di spedizione in questo periodo. Inoltre stiamo rafforzando la nostra presenza sui social network. Ci auguriamo che queste attività ci diano riscontro anche sul lungo periodo, in attesa che i nostri clienti e soprattutto la ristorazione, con cui lavoriamo, riprenda l’attività per poterci supportare a vicenda”.
Cosa è cambiato in questo periodo? “Lavoriamo necessariamente in smart working per quella che è la parte amministrativa. La produzione continua ma per tutelare la salute di tutti sono stati organizzati dei gruppi di lavoro suddivisi per turni”.
Produzione ferma presso lo stabilimento CMS Spa di Fisciano (SA), azienda con circa 170 addetti, operante nel settore della fabbricazione metallica. “Non rientriamo nell’elenco dei codici Ateco relativi ai servizi essenziali”, ci dicono “pertanto la produzione è ferma mentre gli uffici sono in smart working utilizzando portatili e pc e collegandosi da remoto ai gestionali e alla posta elettronica aziendali. Per il momento, la possibilità di riconversione per la produzione di altri beni non è ancora stata discussa. Vedremo cosa succederà dopo il 3 aprile”.
Attendono le ulteriori decisioni e chiarimenti dal Governo i titolari della start up che produce la birra artigianale Melphis Beer, in Costiera Amalfitana. Micro-impresa a conduzione familiare – i due fratelli Andrea e Tommaso De Nicola coadiuvati dal papà – nata nel 2017 e tutti i guadagni re-investiti per avviare un birrificio a Tramonti. “L’attività di produzione, realizzata fino ad ora a Rieti con l’utilizzo di materie prime della costiera, tra cui i tipici limoni, attualmente è completamente bloccata visto che il nostro prodotto non rientra tra i beni primari. I nostri principali clienti, ristoranti e hotel, sono chiusi quindi non possiamo neanche smaltire la birra in giacenza, che avevamo prodotto in vista delle riaperture previste per lo scorso febbraio, rimandate a causa del Coronavirus. Quindi subiamo un doppio danno anche perché la nostra birra, essendo artigianale, ha una scadenza breve”. Avete pensato alla vendita online? “Il nostro prodotto è già in vendita sul nostro sito web e i corrieri per le consegne continuano a lavorare. Quindi ci auguriamo di ricevere ordini almeno per recuperare un po’ di costi. Al momento il Decreto “Cura Italia” ci ha del tutto esclusi, non sappiamo come finirà e come fare per riprenderci”.