Alcuni esperti sostengono che, a causa o, in questo caso si potrebbe dire addirittura, grazie al coronavirus, è stato fatto un salto in avanti di dieci anni per quanto riguarda la diffusione della tecnologia.
Da un giorno all’altro, ci siamo ritrovati a lavorare in tele-lavoro o in smart working, ad utilizzare chat e call per video-chiamarci o per fare conference call di lavoro. Diciamo che si è fatto di necessità virtù, ci si è arrangiati ed organizzati per sentirsi meno soli, per portare avanti il lavoro dove possibile, per farsi visitare a distanza dal proprio medico curante o per un consulto con lo psicologo.
Anche la popolazione più anziana è stata, almeno parzialmente, coinvolta in questa piccola, grande rivoluzione in atto.
Sono tanti i nonni che hanno imparato, proprio in questa occasione, a fare videochiamate con figli e nipoti, uno dei modi più efficaci per sentirsi meno soli in questa forzata clausura. Ma molti sono anche quelli che, già avanti con gli anni, stanno imparando a sfruttare le potenzialità dei loro smartphone per continuare a tenersi informati leggendo le notizie pubblicate online e sui social network, scambiando notizie e informazioni attraverso whatsapp o altre chat.
Il gap generazionale tra i nativi digitali, gli adulti digitali e gli adulti non digitali, è comunque molto ampio.
Uno studio dell’Università dell’Aquila sulle “Barriere Psicologiche alla vita digitale degli adulti anziani: l’ansia da computer come meccanismo predittivo della tecnofobia”, ha infatti messo in luce l’impatto emotivo che la tecnologia digitale può avere sulla popolazione adulta italiana. Lo studio ha evidenziato che molti adulti si sentono inadeguati quando messi davanti ad un device tecnologico, soprattutto un computer più che uno smartphone, rischiando di trasformare questa sensazione in vera e propria tecnofobia. Questa ansia di utilizzare o di non saper utilizzare gli strumenti tecnologici gli precluderebbe la possibilità di beneficiare del supporto di taluni sistemi che potrebbero migliorare la loro vecchiaia come, ad esempio, i dispositivi di rilevamento e di controllo di alcuni parametri vitali.
Sebbene l’uso delle tecnologie digitali abbia vissuto un incremento continuo a partire dal 2001, nel 2015 i maggiori utilizzatori (60,4%) di dette tecnologie avevano un’età compresa tra i 55 e i 59 anni, il 45,9% avevano tra i 60 e i 64 anni, il 25,6% 65/74 anni e solo il 6,7% degli utenti aveva 74 o più anni.
La motivazione dell’abbassamento della percentuale di popolazione adulta utilizzatrice di strumenti tecnologici è dovuta essenzialmente, emerge dallo studio, alla carenza di un’educazione digitale, che determina, nelle generazioni più anziane, la difficoltà di poter usare gli strumenti informatici in maniera autonoma, aspetto, questo, che rischia di limitare le loro possibilità di beneficiare dei vantaggi della tecnologia, che potrebbe anche migliorarne la qualità della vita.
E’ evidente che questo gap si ridurrà quando i 40/50enni di oggi e ancor più, i 20/30enni e quelli della generazione Z, saranno adulti. Per loro sarà del tutto naturale comunicare ampiamente, in numerose circostanze ed ambiti, utilizzando gli strumenti che oggi conosciamo e quelli che verranno sviluppati in un futuro non molto lontano. Per gli anziani di oggi e per quelli che lo saranno a breve, occorrerebbe invece comprendere quali sono i loro bisogni per garantirne la crescita della cultura digitale, la possibilità di dotarsi di strumenti quali smartphone e pc e renderli più partecipi del presente.
Le testimonianze
“Già solo poter ricevere le prescrizioni delle medicine direttamente sulla posta elettronica è un gran vantaggio”, sottolinea Annamaria, 76 anni, “così si può evitare di dover chiedere ai figli di farsi accompagnare all’ambulatorio e di fare la fila”. ”Poter cercare informazioni e notizie su argomenti di mio interesse stando a casa, leggere il giornale e tenermi aggiornato, senza dovermi spostare, per me è molto importante per tenere la mia mente allenata visto che non posso più uscire autonomamente. Per lo stesso motivo, uso molto whatspp e mi tengo in contatto con parenti ed amici che, altrimenti, difficilmente potrei vedere”, testimonia Claudio, 80 anni.
Lucia, 76 anni, è più social: “Uso solo whatspp per comunicare, mandare e ricevere foto”, mentre “Ermanno, 78, fa tutto con il computer, “in particolare, trovo comodissimo comodissimo per pagare le bollette senza fare code alle poste o in banca”.