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L’Epifania diventa FantasyFania

Quella notte gli scienziati del centro ricerche sul tempo decisero di lanciare la navetta.  I fondi erano stati pressoché illimitati ma comunque dovettero utilizzare alcune tecnologie proprie della Divisione Spazio, in particolare perché le alte temperature del viaggio avrebbero rischiato di distruggere lo strumento. La navetta temporale si affacciò sull’orbita terrestre di 2600 anni prima. La strumentazione era adatta a controllare da lontano senza interferire con i fatti del tempo. Si era stati molto attenti anche ad evitare di coprire le particelle che dallo spazio arrivavano sulla terra. Si volevano ridurre al massimo le variabili di interazione col passato. Ma oltre cento anni di simulazioni,  attraverso una successione di generazioni di calcolatori quantistici sempre più perfezionati, non evitò che succedesse il peggio. Anche se,  qualcuno, molti, moltissimi anni dopo, lo definì “il meglio”.

La macchina progettata per osservare da lontano il passato precipitò nell’atmosfera terrestre. La ricerca era stata commissionata e pagata dalla neonata Società delle Nazioni, per scopi non poi così chiari e che essa definiva “universalistici”, tanto da imporre la creazione di un consorzio mondiale di università ed enti di ricerca storica. Essa era destinata ad osservare i fatti della presunta nascita del famoso profeta giudeo dei Cristiani. Dunque, obiettivo la Palestina.

Tuttavia,  prendendo fuoco all’impatto con le particelle di aria, nonostante gli sforzi degli originali androidi pilota di rallentarne la corsa, attraversando la Mesopotamia, la time-machine si diresse dritta verso l’obiettivo a cui era fin dall’inizio orientata. Gli androidi-guida erano, però, stati progettati particolarmente bene, in un agguerrito studio dell’antica capitale italiana: il “.Com et design”. Riuscirono a fermare la nave su Beit Lehem senza alcun impatto. Vi sostarono ben sospesi dal suolo per qualche tempo e poi ripartirono. Alla fine della missione l’interrogativo principale fu di come tutto ciò potesse aver modificato il corso degli eventi. Anni di domande e commissioni. La conclusione fu che, di fatto, il tempo era scorso così come avrebbe in ogni caso dovuto. La relazione diceva proprio “caso”, la voce “aspetto” non era piaciuta e non sembrava adatta alle convenzioni dei protocolli tecnici “universalistici”. Ma  2600 anni prima, gli strumenti della navetta si concentrarono a intercettare la conversazione di tre individui che si ritrovarono a fornire false informazioni a qualcuno nel palazzo reale di Giudea sul luogo in cui aveva stazionato la navetta e sulla scia che essi avevano seguito per assecondare dei vecchi racconti zoroastriani. Forse, non era stato cambiato il corso del tempo, ma il suo concetto si.

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