Sarà l’elemento pop uno degli ingredienti alla base del successo mondiale di Bridgerton, la serie Netflix già diventata un cult delle piattaforme tv?
E’ stato appena annunciato che presto potremo vedere la seconda stagione della serie tratta dai romanzi di Julia Quinn, ben otto, che i fan sperano di poter vedere trasposti sul piccolo schermo.
In epoca di distanziamento sociale e tute casalinghe, Bridgerton, con la sequela di feste per accasare giovani rampolle della nobiltà inglese dell’800 abbigliate ed addobbate a più non posso, fa sognare e tieni attaccati alla tv milioni di persone.
Merito anche dell’attore che, nella prima serie, fa girare la testa a Daphne (e a tutto il pubblico femminile), il bellissimo Regé-Jean Page nel ruolo del Duca di Hastings.
Ma merito anche dell’ironia della voce narrante di Lady Whistledown, la precorritrice dei tabloid inglesi, che dipinge la società vittoriana, i suoi vezzi, le sue manie, il gusto del pettegolezzo e della competizione femminile, in maniera molto colorita e pungente nei suoi Society Papers.
Merito ancora, di una regina molto pop dalle parrucche non più del bianco noioso delle parrucche alle quali ci aveva abituato la nobiltà francese bensì rosa, lilla, fucsia; delle danze e quadriglie ballate su arrangiamenti in stile ottocentesco di musica pop contemporanea (Billie Eilish, anche. La sua Bad Guy l’avete riconosciuta nel terzo episodio?).
Un pò Piccole Donne, con la sorella minore di Daphne desiderosa di farsi strada nel mondo della letteratura, un pò Sex & The City per la semplicità con cui si parla e si fà sesso e per l’accento alla “sorellanza” e al desiderio di uguaglianza delle donne, Bridgerton diverte ed appassiona come il più classico romanzo d’amore.