Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, parliamo con l’avvocata Adele De Notaris, vice-presidente dell’associazione salernitana Spaziodonna Linearosa, oggi Centro Anti-Violenza (CAV) con oltre 40 anni di esperienza.
Una delle socie-fondatrici di Spaziodonna, Adele De Notaris sottolinea come è cambiata l’attività in tutti questi anni.
«L’associazione nasce nel 1978 come spazio di riflessione e luogo, non solo fisico, dove le donne potessero trovare il proprio spazio, anche interiore ed umano. Erano gli anni della lotta per l’emancipazione ma il nostro obiettivo era combattere per rendere migliore la vita di tutti attraverso riflessioni comuni».
All’epoca l’associazione affrontava temi sociali come il lavoro, la giustizia, la salute mentale. I consultori non erano ancora nati ma Spaziodonna iniziò a gestire un Consultorio familiare offrendo consulenza legale, assistenza sanitaria, psicologica. Contemporaneamente, privilegiava attività che valorizzassero il lavoro delle donne e di promozione sociale.
Nonostante le grandi conquiste di carattere sia culturale che legislativo, «col passare del tempo, siamo state inondate e poi travolte dalle richieste di aiuto di donne vittima di violenza. Così nel 1992 istituimmo Linearosa, dapprima solo una linea telefonica di ascolto, poi strutturata come CAV, collegata al numero anti-violenza nazionale 1522, aperto tutto l’anno, 24 ore su 24 e facente parte della Rete Regionale e della Rete Nazionale dei Centri Anti-Violenza ed accreditato con l’Ambito Salerno 5».
Spaziodonna Linearosa, raccoglie, al numero telefonico 089254242, le richieste di aiuto di donne prevalentemente del territorio di Salerno, dell’agro-nocerino-sarnese e della zona di Battipaglia. «Cerchiamo di lavorare in rete con gli altri CAV del territorio. Ovviamente rispondiamo a tutte le richieste di aiuto ma quelle provenienti da zone più lontane, che sarebbero dunque più difficili da seguire a causa della distanza, vengono affidate al CAV più vicino alla vittima. Ovviamente collaboriamo strettamente anche con le case di accoglienza, le Forze dell’Ordine, i Servizi Sociali del Comune».
Cosa si può e si deve fare per estirpare questa tragica situazione in cui ogni giorno, ormai la cronaca racconta di donne di vittima di violenza?
«Bisogna prevenire perché quando le donne arrivano da noi, vuol dire che il misfatto è già accaduto. Per questo, oltre all’assistenza alle donne che hanno deciso di liberarsi da situazioni di violenza, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista psicologico, legale, economico, la nostra attività è anche molto improntata alla informazione e alla sensibilizzazione.
Quest’anno abbiamo tenuto tantissimi incontri di sensibilizzazione, nelle scuole così come in altri contesti, in cui ci rendiamo conto che la testimonianza è uno dei messaggi che arrivano con maggiore potenza».
La signora Filomena Lamberti, la prima donna vittima di un attacco con l’acido da parte dell’ex-marito, ha fatto della testimonianza la sua ragione di vita. E’ lei che porta il suo racconto in giro per l’Italia in maniera incisiva, incontrando soprattutto tantissimi studenti.
Con lei, un gruppo di magistrati, consulenti, psicologiche, operatrici di Spaziodonna hanno scritto un libro, giunto alla quinta edizione, dal titolo “Un’altra vita”, auto-prodotto dall’associazione. «Letto da oltre 7000 persone, i proventi servono a sostenere le nostre attività e sono già serviti per comprare la spesa ad una donna senza lavoro, a pagare il B&B ad una ragazza prima che potesse essere ricevuta nella casa di accoglienza, le consulenze psicologiche per le nostre assistite».
L’altro tema è l’indipendenza economica, cosa riscontrate da questo punto di vista attraverso il vostro punto di osservazione?
«Se alle donne non dai i mezzi economici per uscire di casa ed allontanarsi dal proprio carnefice, è difficile che riescano a sottrarsi alla violenza. La violenza economica, al pari di quella fisica e psicologica ha conseguenze gravi su queste donne, molte delle quali hanno una scarsa scolarizzazione o sono disoccupate. Per questo le affianchiamo, facendogli seguire dei corsi di formazione, informandole sulle agevolazioni di cui possono beneficiare, accompagnandole allo Sportello Rosa che l’Inps ha istituito per fornire consulenze specifiche in ambito previdenziale».
Qual è la situazione nel salernitano?
«Ogni anno ci arrivano mediamente circa 130 richieste, attraverso la linea telefonica Linearosa, via e-mail, tramite i canali social o anche di persona alla nostra sede di via G. Quagliariello a Salerno. Non tutte si trasformano in una presa in carico della donna. Noi diamo alle donne che ci contattano gli strumenti per prendere una decisione e cerchiamo di far capire loro che non saranno lasciate sole ma la decisione, dalla separazione fino alla denuncia, deve maturare in ciascuna.
Parliamo di donne di tutte le età, con una prevalenza di 35/40-enni. Mi rattrista molto però vedere che ultimamente arrivano da noi molte ragazze e anche molte minori. Questo mi convince ancora di più di quanto sia importante il lavoro di sensibilizzazione culturale.
Per poter combattere la violenza, infatti, bisogna essere in grado riconoscerla.
Riscontriamo una grande rabbia ed una violenza terribile andando nelle scuole.
Per questo dobbiamo tentare di far istituire nelle scuole l’educazione all’affettività. Nella nostra lotta, è necessario l’aiuto degli uomini quanto quello delle donne».
Quale appello si sente di fare?
«Il nostro obiettivo è di costruire una società amorevole, dove regni il rispetto. Il rispetto chiude la porta alla violenza. L’appello è dunque di sostenerci nelle nostre attività, per diffondere questa cultura del rispetto».